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Il Male e il Sogno

Il Male ha una forma. Un’ameba. S’insinua nella mente aderendo prima alle pareti più esterne. Osserva ogni pensiero, non solo alcuni, ma tutti. I più evidenti e quelli abilmente nascosti. Studia con meticolosa attenzione. Non ha fretta. Sebbene nella parte opposta ci sia il Bene, con forme ben più deli­cate e dai contorni luminosi, lui non se ne preoccupa affatto. Perché il Male è uno stratega. D’altra parte è in grado di scate­nare guerre, omicidi e violenze inenarrabili. Non ha paura, è lui stesso la paura. Sa perfettamente che il Bene è necessario. Non avrebbe vita il Male se non esistesse il bene. A suo avviso lui è potente mentre il bene è solo presuntuoso.

Cosa aspetta il Male a insinuare i tentacoli nelle viscere della mente?

Un Sogno, ben definito.

ll Bene allunga le mani dorate, accompagna il Sogno nelle sue stanze.

<<Stai qui Sogno. Hai tutto per poterti realizzare. Vedi, non manca nulla. Ogni cosa è al suo posto. Sei uno scrittore? Vieni, ti faccio vedere>> dice il bene spalancando una finestra incor­niciata di bianco.

Il panorama possiede lo splendore di ogni elemento della natura. Un golfo sul mare cobalto, una col­lina rivestita di fiori mai visti, dove i bambini possono fare i bam­bini e si inseguono in un solare giro tondo. Una montagna inne­vata abbraccia ogni cosa.

Il Sogno scrittore ammira estasi­ato.

<<Vedi>> dice il Bene muovendo dolcemente le sue lunghe dita verdi di linfa vivace. <<Davanti alla finestra ti ho sistemato un piccolo tavolo an­tico, hai un meraviglioso diario di pagine immacolate e penne che non smetteranno mai di scrivere. Alle pareti hai ogni libro di sorta. Capolavori scritti da altri sogni già realizzati. Potrai leg­gere, ispirarti, emozionarti e scrivere i tuoi racconti. La porta è chiusa per consentire il silen­zio e la meditazione. Vai Sogno, sei forte abbastanza per poterti realizzare>> e se ne va.

<<Ma se mi dovesse servire aiuto, dove posso trovarti?>> gridò ansi­oso il Sogno.

<<Non temere, non avrai bisogno di me. Hai tutto ciò che ti occorre. Nel resto della mente un’infinità di vita vissuta, esperienze, sto­rie sentite, viste e provate. Io sono in ogni dove. In ogni pagina, nell’inchiostro, nel panorama, nelle tue idee e in quelle che saranno le tue conclusioni>>.Tutto a posto allora.

Il Sogno si siede alla scrivania, afferra la penna con entusiasmo, sfiora le pagine bianche ed estasiato os­serva il panorama.

Il Male ha visto tutto. Ha udito con attenzione il dialogo fra il bene il Sogno. Studiato l’arredamento della stanza e preso visione di ogni dettaglio del pan­orama.

<<Eh bravo il Bene, sa il fatto suo. Non manca proprio niente a quell’ingenuo del Sogno>>. Per il Male è dunque arrivato il momento di allungare i tentacoli a dovere. Strisciando in direzione del Sogno, lascia dietro se, una scia di unto e viscidume. I pensieri, usciti dalle proprie stanze, scivolano su di esse e si ritirano spaventati.

La porta del Sogno è chiusa, ma la finestra è spalancata. Il Male de­cide di entrare silente nel pano­rama. Vede il Sogno affacciato e curioso.Il Male si tuffa nel mare cobalto, agita le correnti provocando in­crespature giallastre, poi corre veloce in cima alla montagna. Il Male si sa è caldo e in breve tempo il monte, bianco di neve, si scioglie. I bambini sulla collina sono spaventati. Il Male si ferma a guardarli. Quei piccoli volti impauriti alimentano frenetica­mente il suo viscido intento.

Il Sogno osserva sconvolto e impo­tente. Il Male arriva alla finestra. Per un istante i loro sguardi si in­contrano, un incrocio di occhi dello stesso colore. Il Sogno si appiattisce inerme sulla sedia. Tira giù tutti i libri, li mischia, li strappa, cambia loro posto. Giunge fiero alla porta e l’apre senza alcun timore. Il Sogno si alza su gambe tre­manti. E’ misteriosamente attratto da quella massa informe e potente. Il Male muove i suoi tentacoli sinuosi sulla porta appena oltrepassata e si volta a guardare il Sogno. In­clina leggermente il volto de­forme, chiude gli occhi rossi un istante e fa cenno al Sogno di se­guirlo.

Non capisce il Sogno come riescano le sue gambe a muoversi in avanti senza alcun controllo. Lentamente segue il mostro ed esce dalla sua stanza. Numerosi corridoi, in un gioco di labirinti, si palesano alla sua vista. Il Male si muove flaccido in avanti e il Sogno lo segue. Quando giungono di fronte a una porta dipinta di celeste, il Male si volta ansioso e curioso. Spalanca la porta con fierezza.

<<Vieni, entra, non aver paura>> incita il Male con la lingua nera.

Il Sogno entra. L’aria pare leg­gera e pulita. Agli angoli della stanza, ci sono bambole e giochi sporchi buttati in terra sembra da secoli. All’improvviso sulle pa­reti bianche di latte, appaiono immagini sbiadite in leggero mo­vimento. Una bambina gioca da sola in un grande giardino. Alle sue spalle una casa che sembra un cas­tello. E’ una giornata di sole primaverile. La bimba è sempre sola. I suoi genitori non li ha mai visti insieme. La sua sorel­lina, poco più grande di lei, le fa visita solo due giorni la set­timana e lei aspetta quei giorni e tutte le feste, come fossero pre­ziosi e colorati regali di Natale. La bambina ha avuto un incidente. Porta dei grandi occhiali sul na­sino. A scuola la prendono in giro tutti. La bambina si sente in­sicura e senza amore. Vede la mamma poche volte. Lei le vuole bene ma la mamma no e lei non capisce il perché.

<<Vedi Sogno quale tristezza? Quella bambina è la causa dell’odio fra i genitori, o quanto meno ne è convinta, nessuno le vuole veramente bene. Pensa che neanche il suo papà le voglia bene, perché la mamma le ha detto che quello non è il suo vero papà. In realtà non è così, ma la sua mamma è una mia amica. La bambina piange perché lei invece vuole bene a tutti. E’ evidente che la bambina sia stupida e ingenua. Non trovi? Non avrà mai fiducia in se stessa. Avrà sempre fame d’amore che nessuno le darà mai veramente. Non cambierà nulla negli anni credimi>>.

Il Sogno gira lo sguardo verso un'altra parete. La bambina è la stessa, solo un pochino più grande. Si trova in un parco, ha un vestitino bianco con dei pic­coli fiori azzurri e gialli. Lunghe trecce scure e scarpe di vernice. E’ seduta su una pan­china. Al suo fianco un uomo grande, un caro amico della madre, che pochi istanti prima, li aveva spinti fuori casa per fare una passeggiata. L’uomo le accarezza il visino, le dice che è una bella bambina e poi fa scendere la mano sulle sue piccole gambe. La infila sotto il vestito e sale come il più infame dei ladri, fin sotto le mutandine. La bambina sente che è sbagliato, ma non sa come reagire.

<<Vedi Sogno, la bambina non è forte, non reagisce. Merita tutto questo, perché chi è debole deve soccombere. Non è una bambina come tutte le altre. E’ un’insicura e lo sarà per sempre>>.

<<Ma quell’uomo era cattivo>>.

<<Non esistono uomini cattivi, esistono solo esseri deboli. E’ stato facile attirarla fra le mie braccia>>. Il Male sospinge quasi con delicatezza il Sogno fuori dalla porta, che lascerà aperta alle sue spalle. Una porta rossa appare immedi­atamente di fronte a loro. Il Male apre sempre la via. Gira la maniglia e fa entrare il Sogno. Agli angoli della stanza, appena illuminata, colonne di diari scol­oriti si fanno compagnia precari­amente in bilico. L’odore dolcias­tro evoca immagini nascoste da tempo immemore. Una ragazza dagli occhi verdi, poco più che bambina, abbraccia la sorella. Insieme a loro un altro uomo, il grande amore di sua sorella. L’uomo la tocca come faceva l’amico della mamma, però lei vede che per la sorella è normale. Allora si fa fare tutto da quell’uomo compiaciuto. E così altre immagini si inseguono come binari arrugginiti. Altri uomini, altri amici. Poi ragazzi, un branco, il sangue, il terrore. Le immagini spariscono. Il Sogno las­cia cadere un diario che non ri­cordava di aver preso in mano.

Il Male si avvicina, allunga un ten­tacolo sulla spalla del Sogno.

<<Vedi Sogno, vedi com’è diventata la bambina? Il suo bisogno di es­sere amata, di essere accettata, l’ha indebolita, corrosa, privata dell’incanto, della normalità. Ha accettato che le facessero ogni sorta di orrore>>.

Un’ultima immagine corre su una parete, la ragazza chiude il cap­potto sporco di sangue e torna a casa in silenzio perché sa che è colpa sua, che è debole, non ha alcuna volontà né potere su se stessa.

<<Ha accettato che io entrassi nel suo corpo più e più volte. Ha ac­cettato cosciente, che entrassi anche nella sua amata sorella. Tutto per quell’ipocrisia utopica incarnata in ciò che chiamate amore>>.

<<Ma la sorella non era in se, lo sai anche tu>>.

Le parole pronun­ciate sotto voce, irritano il Male.

<<Sogno, cosa ne vuoi sapere tu? Nessuno ama quella ragazza. Hai visto i lupi cosa le hanno fatto? Se sei sicura di te stessa, non permetti tutto questo. Vieni, vieni con me. Attento a dove metti i piedi, qui è pieno di lettere e parole senza senso>>.

Il Sogno esce per primo, dietro di lui il Male. La porta rimane aperta. Insieme muovono altri passi. Girano un angolo e subito dopo una grande porta nera si sta­glia come un orso nel bosco. Il Male diventa più alto. Apre la porta e passa per primo. Il Sogno rimane fuori. Sente montare il terrore, un panico lontano ma fa­miliare.

<<Entra ti dico>> urla il Male da dentro la stanza buia.

Il Sogno titubante, fa il suo in­gresso. Si intravedono le pareti illuminate appena dalla luce debole di alcune candele poste agli angoli di quella che sembra essere un’enorme stanza fredda senza finestre. Una candela più grande delle altre brucia la mano del Sogno. Il dolore gli fa chiudere gli occhi e le immagini cominciano a muoversi, scure e spaventose. Una giovane donna è seduta sui gradini freddi di un giardino, alle sue spalle una struttura grigia e sinistra. Al suo fianco la sua roccia, suo padre. L’uomo ha il volto privo di ogni espres­sione. Qualcuno alle loro spalle li chiama senza tono né garbo. La giovane e l’uomo si alzano in piedi e insieme entrano in quella casa quadrata. Sembra un ospedale ma senza dottori, senza infermieri e senza più malati. Il padre è in piedi davanti a lei. Alle spalle dell’uomo, un tizio esce da una porta senza maniglie. La porta os­cilla aprendosi e chiudendosi più e più volte. La giovane donna vede ciò che il padre avrebbe visto po­chi minuti dopo. Il corpo di una donna è steso su un letto di ferro. Ha indosso un vestito corto nero e una giacca rossa. Ai piedi lunghi stivali neri, fin sopra le ginocchia. Un braccio è scivolato giù e gli occhi sono semiaperti. Il cuore della giovane donna si riempie di ghiaccio in un solo istante. Tutto finisce. Le sue briciole di finta felicità, il suo punto fermo. Il padre entra in quella stanza alle sue spalle. Po­chi secondi. Un urlo, mai udito prima, fa tremare le viscere della terra. L’uomo esce dalla stanza ma continua a urlare. Il suo pianto non avrà fine.

<<Vedi Sogno, la giovane donna non sa reagire. Da una parte le ho messo il corpo della sorella, straziato e ucciso da tre demoni di mia conoscenza, e dall’altra il dolore senza confini del padre. La vedi la giovane donna? Come potrà mai sentirsi normale amico mio? Guarda, guarda tutto quello che le ho fatto. Eppure non c’è modo di farla reagire. Divertente non credi?>>.

Le immagini riprendono il loro tragitto. La giovane donna chiude il dramma nella stanza dalla porta nera. Ama con tutta se stessa il padre sofferente ma lo vedrà versare cascate di lacrime senza sapore. Lo vedrà sconvolto dalla perdita della propria compagna, rapito dalla solitudine, dalla tristezza e dalla frustrazione. Poi immagini stranamente serene. L’amore di un uomo diverso da tutti, la tene­rezza, la comprensione e gli ab­bracci.

<<Vedi Sogno, c’è un patto antico fra il bene e me. Quando il bene fa un dono, io ne pretendo uno in cambio>>. Il Male è estasiato e tronfio delle sue parole.

Le immagini tornano scure. La gio­vane donna ha di nuovo lo stesso sguardo. Questa volta rassegnato. E’ seduta sul letto di un ospedale. Ha messo la mano grande del padre, sulla sua. Sta aspet­tando insieme a lui. Poi un respiro lungo e il padre non c’è più.

<<Vedi Sogno, guarda la donna che è diventata. Non ha reazioni, è priva di ogni sentimento, incapace di emozionarsi. Addirittura os­serva cosa fa. Si avvicina al corpo del padre gli dice di andare dalla figlia e dalla compagnia e di non voltarsi indietro per nessun motivo al mondo. Si è tolta da sola la forza di reagire e la voglia di amare. E’ una donna che non ti può avere perché non è in grado di sognare. E’ intrisa del mio spirito. E’ apatica e senza morale. Oh sì, magari gli sarai passato davanti agli occhi qualche volta. Ma non crederle, lei non può averti, non è sicura di nulla e di nessuno, non potrà mai rac­contare dall’inizio alla fine qualcosa. Lei è mia e lo sarà per l’eternità>>.

Il Sogno esce per primo dalla stanza nera, il Male lo segue las­ciando la porta aperta. Il Sogno non aspetta il Male e lentamente riprende il cammino.

<<Dove vai Sogno? Ho ancora tanto da farti vedere. Capisco, ti sei arreso anche tu. E’ giusto, ti rintani nella tua stanza e chiude­rai a chiave la porta. Non preoc­cuparti, non sei l’unico Sogno che ha chiuso la porta a chiave. Qui dentro è pieno di sogni come te. Pensa, in alcune di queste stanze ci sono persino dei bambini>>.

Ma il Sogno continua a camminare. Senza neanche voltarsi, suggerisce al Male di seguirlo. <<Fammi ancora compagnia. Ormai sei qui>>.

Il Male ci pensa un momento. Colmo della sua saccenza lo segue stris­ciando fin dentro la stanza. Il Sogno entra per primo. A testa alta si avvicina alla sua scrivania. Prende la sedia, la gira a favore del Male.

<<Accomodati, sarai stanco dopo tanto parlare. Io al posto tuo lo sarei>>.

<<Vorrai scherzare. Il Male non è mai stanco per definizione. Al mio posto non saresti mai in grado di esistere. Voi sogni siete esseri delicati, pensate di fare grandi manovre ma il lavoro più grande lo faccio io>>

<<E’ vero, non ci avevo mai pen­sato sai?>>.I

l Male sembra essere gratificato da quell’involontario complimento. Essere riconosciuti per i propri meriti fa sempre piacere. Sebbene l’inusuale sicurezza con la quale il Sogno si esprime, muove nel Male una certa inquietudine.

<<E dimmi Male, in che modo pensi di aver catturato questa donna? Cosa ti fa pensare che lei sia an­nientata, fragile, insicura, priva di sentimenti e senza entusiasmo? Con esattezza, cosa ti fa pensare che lei non sarà mai in grado di realizzarmi?>>.

Il Male rimane in silenzio per di­verso tempo. Nessuno ha mai osato rivolgersi a lui con questo tono. Chi si crede di essere costui? Un ridicolo Sogno con gli occhiali e le dita lunghe. Un Sogno che si è impaurito varcando le porte. Che ha pianto guardando delle foto. Come pensa di avere una qualche misera ragione dalla sua parte?.

<<La risposta alle tue domande, caro ridicolo Sogno, te le ho date innumerevoli volte, in tutte le stanze dove siamo stati. Devi es­sere stupido per non aver capito. Ho fatto vivere alla donna momenti terribili, pochi esseri umani sarebbero sopravvissuti. L’ho fatta diventare una donna in­sicura, colma di frustrazioni, am­biguità, dolori, confusioni. Una donna in­costante che apre la porta ai sogni come te e poi li chiude a chiave in stanze come queste, per sempre. Le ho tolto la serenità, le ho lasciato solo l’amore di un uomo, ma di certo questo non potrà mai fare di lei una donna forte e sicura di se. Non ti realizzerà mai, te l’ho già detto. E tu devi essere dav­vero stupido come lei se credi il contrario>>.

Il Male si sistema sulla sedia offerta. Allunga i tentacoli, gonfio di orgoglio per il discorso appena fatto.

<<Male, mio caro amico, io non lo credo affatto. Né la mia si può chiamare speranza, bensì mi appare visibile come una mera e autentica certezza. Vedi Male, tu sei molto orgoglioso delle tue gesta, ne vai fiero e fai bene, sei molto intel­ligente, non lo si può di certo ne­gare. A differenza del Bene, tu studi meticolosamente le tue strategie. E’ evidente che neces­siti di maggior tempo, rispetto al Bene. Però vedi, è risaputo ahimè, che quando si è troppo presi dai propri successi, qualcosa sfugge di mano. Si ris­chia di commettere qualche piccolo errore. Oppure, il che a mio av­viso è peggio, lavorare per ar­rivare a un determinato risultato per poi accorgersi di avere ot­tenuto esattamente il contrario di ciò che si bramava tanto>>.

Il Male si gonfia di purulento viscidume e tentando di spaventare il Sogno, altera la voce portan­dola al pari del più grande dei Mali, il Diavolo.

<<Come osi tu, piccolo insignifi­cante Sogno accusare il Male di aver commesso degli errori? Orrori sì, ma errori mai. Ignobile, ba­nale e ridicolo Sogno. Io ho rovinato per sempre la vita di questa donna. Non potrà mai real­izzarti, non potrà mai scrivere alcuna storia>>.

Il Sogno allora, in netta contrap­posizione con il Male, addolcisce la propria voce e sorride.

<<No Male, non fare così. Non ti alterare. Non ti sto accusando, anzi ti sto lodando. Vedi, l’errore che hai fatto è stato dettato dall’enorme autostima e dallo smisurato orgoglio che hai. Mi hai fatto entrare in stanze terribili, è vero. Mi hai fatto vedere i tuoi capolavori e sebbene sprazzi di luce fossero presenti in ogni dove, tu, con le tue focose abilità di oratore e illustratore, sei ri­uscito a farmi cogliere la dram­maticità di ogni esperienza che hai fatto vivere a questa donna. Sei riuscito a farmele addirittura provare sulla mia pelle. Sei senza dubbio, un maestro. Ma vedi, nell’entusiasmo hai dimenticato una cosa. Ciò che dimentica nor­malmente il borioso, il viziato. Hai dimenticato di chiudere le porte alle tue spalle>>.

Il Male sembra ora trafitto da una lama invisibile. Lentamente pare sgonfiarsi.

<<Non è un errore, è un partico­lare di poco valore>> sussurra con voce fievole.

<<Male dovresti saperlo. Proprio tu che sei in grado di entrare e uscire indisturbato da ogni posto. Lasciando le porte aperte, mio caro amico, chiunque può entrare, ma chiunque può anche uscire. Cer­cherò di essere più chiaro. Volta gentilmente lo sguardo alle tue spalle>>.

Il Male si volta infastidito e ciò che vede lo lascia confuso, curi­oso e spaventato. Dietro di se una bambina, il volto delicato e lo sguardo timido. In mano ha una bambola e sul volto una traccia sbiadita di rossetto color ciliegia. La manina fragile è at­taccata saldamente alla mano di una ragazza. E’ alta, ha indosso un cappotto sporco e delle scarpe con i tacchi. La ragazza stringe la mano di una giovane donna con i capelli lunghi. La giovane donna indossa anfibi neri, jeans sbiaditi e una grande sciarpa. Il trucco sul volto sembra un disegno. La sua mano è stretta a quella di una donna. Una bella donna, dai linea­menti decisi, gli occhi grandi e verdi. Non ha gli occhiali. E’ vestita bene. Ha una fede all’anulare sinistro. La donna adulta fissa il Male negli occhi. Sulle labbra un leggero sorriso le dona un’aria di forza e seren­ità.

<<Vedi Male, lasciare le porte aperte, non è un errore di poco valore, anzi dal tuo punto di vista dovrebbe essere persino una catastrofe, non credi?. Non ti sei neanche accorto dell’incoerenza di alcune tue affermazioni. Guarda bene queste quattro persone. E ora dimmi, non trovi che ci sia qualcosa di strano nelle tue pa­role? Qualcosa che non torna? C’è stato un momento nel quale, vantandoti delle tue Malefatte, hai detto che un altro essere umano, avrebbe rinunciato e lei invece, è sopravvissuta. Non credi che sia terribilmente in contrasto con termini quali, debolezza, mancanza di fiducia in se stessi, apatia, privazione di sentimenti ed emozioni? Guardale, sono tutte qui. Sono una forza dentro l’altra. Non una sola persona, ma quattro in una sola identità>>.<<Allora si può certo dire, che è grazie a me se è così forte. Sebbene il risultato possa ap­parire ai tuoi occhi, diverso dall’originale, vinco sempre io>> dice il Male convinto di aver trovato lo spiraglio ideale per controbattere.

<<No Male, mi dispiace deluderti, non è grazie a te, ma nonostante te. La forza della donna viene da qua dentro. Si proprio così. Viene da queste stanze e dal loro con­tenuto. Ora sono tutte aperte, pertanto sarà facile pulirle, ar­ieggiarle, illuminarle, tanto più difficile sarà per te richiuderle.>>.

Il Male alza la testa molle e mostruosa, si gira verso il Sogno con un ghigno che lascia intrave­dere una fila di denti marci e neri.

<<Tutto ciò è assolutamente ir­rilevante. Resta il fatto che gra­zie a me, questa donna non sarà mai in grado di scrivere, pertanto tu continuerai a restare confinato in questa stanza per tutta la vita>>.

A quel punto il Sogno non può più trattenere le risa che, con molta difficoltà, aveva soffocato fino a quel momento.

<<Mi dispiace tanto Male, ma sono costretto a contraddirti ancora>>. Il Sogno si volta verso la scrivania, raccoglie un mucchio di fogli dal tavolo e si rigira verso il Male.

<<Vedi amico mio, mentre lasciavi le porte aperte alle tue spalle, mentre enumeravi le tue malvagità, mentre tornavano nella stanza a commentare quando visto e udito, la donna ha scritto ogni singolo momento. Ha scritto le tue e le mie parole e tu non ci crederai, ma sta continuando a scrivere an­che in questo preciso momento. Mi dispiace Male, questa volta non è andata come volevi>>.

<<Le ci vorrà una vita per scrivere tutto ed io non ho intenzione di muovermi da qua >>.

<<Ma no ti prego, anzi rimani. Rendi tutto talmente eccitante. Sei utile non credere. Marginale certamente ma pur sempre utile. Scusa la mia ironia, d’altra parte sono un Sogno che scrive e credimi, l’ironia è fondamentale. A rendermi euforico è anche un al­tro piccolo particolare, come diresti tu. Perché vedi, se queste quattro persone sono vive in una sola donna, in realtà è perché nessuna di loro ha mai smesso di scrivere. Io sono nato con loro e ho vissuto per molto tempo, in ognuna di quelle stanze. E ora ho una stanza tutta mia>>.

Il Male a questo punto è confuso e disorientato. Possibile che abbia subito una cotanta umiliazione? Strisciando e lanciando impreca­zioni e maledizioni che cadono miseramente a terra, il Male si fa spazio fra le quattro persone ed esce viscido dalla stanza. La voce del Sogno lo raggiunge vivace.<<Male non dimenticare di lasciare la porta aperta>>.


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