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IL RAGAZZO NEL LAGO

E' rimasto sotto per venti minuti. Eravamo lì per chiedere informazioni in merito ai costi per il noleggio di una barchetta ed eccoci testimoni di una tragica dipartita. Nessun clamore, alcun panico per la spiaggia. I bambini costruivano i loro castelli di sabbia ogni volta uguali ma sempre diversi. Le donne con cappelli di stoffa e grandi occhiali intente a leggere libri d'amore e ragazzi che giocano a fare i grandi nei loro baci vivaci e muscoli bagnati. Nessun movimento fuori dalla norma. Il proprietario della “Bussola” ci spiega i costi e i tipi di barca disponibili, poi le parole si diradano e lo sguardo passa da noi al lago. Si sposta con la testa prima a sinistra e dopo a destra. Ancora qualche sillaba per noi e poi un binocolo che gli copre gli occhi. Non ci parla più, esce fuori dalla casetta di legno e comincia a chiamare i ragazzi dello stabilimento.

<<Correte tirate giù il gommone, veloci, veloci>>.

L'uomo urlava quasi piangendo. Arrivati alla boa continuavano ad urlare, tuffandosi a più riprese.

Sulla spiaggia qualcuno cominciava ad alzarsi e a guardare in direzione dei nostri sguardi. Dopo alcuni minuti erano tutti in piedi e in silenzio, solo i bambini continuavano a giocare.

Dopo tanto tempo, troppo tempo, il proprietario della “Bussola” riemerge con un corpo fra le mani.

Lo sollevano sul gommone e insieme agli altri ragazzi, cominciano quel movimento di paura e speranza per cercare di rianimarlo. Lo portano a riva fra l'incredulità e la curiosità dei bagnanti. Continuano senza un attimo di pausa quella convulsa pratica sul cuore del ragazzo. Arriva l'ambulanza. Un ora di massaggio cardiaco disperato. Ero vicino, quel tanto che è bastato per vedere il suo viso. Ancora due minuti di massaggio, lenti e angoscianti. Poi si sono fermati tutti, forse anche il mondo per un breve istante. La moglie, una ragazza poco più che ventenne, dondolava seduta in ginocchio sulla sabbia, avanti e indietro con il corpo, due donne al suo fianco l'accarezzavano. Un uomo vestito di grigio si allontana dal ragazzo e si va a sedere accanto alla moglie. Le parla per qualche minuto, sotto voce, guardandola negli occhi e tenendole una mano. Poi un urlo, un urlo che nella mia mente trova un ricordo. Un suono che ferma ogni pensiero. Il marito, un giovane ragazzo dai capelli scuri è andato via. Dal profondo del lago è salito su come fanno i delfini quando saltano vicino alle navi. Fra i bagnanti lacrime, rabbia per il tardivo intervento, sgomento e quel tornare alla normalità spegnendo il momento come un tg che non ci va di ascoltare. Yassine è morto per salvare una bambina. Era marocchino, ma questo non è importante.


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